Neuroplasticità e regolazione emotiva: il cervello “in costruzione”

Nella relazione tra genitori e figli, è importante considerare che il cervello del bambino è sostanzialmente plastico e in formazione. Ma che significa questo?

Nelle relazioni, nelle esperienze di contatto con l’esterno e con gli altri significativi, i bambini osservano ed elaborano il loro personale modo di considerare, di muoversi e di interagire col mondo e ciò ha effetto sulla formazione della loro struttura cerebrale. Per spiegare meglio questo concetto alle figure genitoriali, uno psichiatra statunitense, Daniel J. Siegel, e una psicoterapeuta dell’infanzia e dell’adolescenza, Tina P. Bryson (2015) hanno proposto uno strumento molto pratico e, soprattutto di aiuto al genitore a comprendere come agire in funzione di un adattamento sano del bambino: propone la metafora del cervello come una casa a due piani.

In questa casa che prende forma a partire dalle fondamenta, il “primo piano” a formarsi è quello inferiore, quello delle zone sottocorticali, responsabili dei processi di base del bambino: le emozioni, le differenti forme di attaccamento, la regolazione del ritmo sonno-veglia, la respirazione o la digestione. È, dunque, la regione indicata come “il piano di sotto” di una struttura molto più complessa e che dà origine alla reattività del bambino e a spinte che gli permettono, ad esempio, di lanciare dei giocattoli in un momento di rabbia o di svolgere i loro primi passi senza timore.

Il “piano di sopra”, ossia le aree della corteccia cerebrale, va a strutturarsi successivamente e in maniera più graduale, nel corso della prima infanzia e negli anni che seguono; dunque, è necessario tenere a mente che abilità tipiche di modalità di pensiero, emotive e relazionali più sofisticate che consentono di condurre una vita equilibrata, ricca di significato e di intrattenere relazioni positive, si sviluppano in maniera graduale. Essa genera funzioni e abilità quali l’empatia, la decisione e la pianificazione con giudizio, la conoscenza di sé o la flessibilità, l’elaborazione del pensiero e della percezione del mondo esterno e, in particolare, è centrale nella regolazione dell’influsso e dell’integrazione delle informazioni, nonché nella coordinazione.

Di conseguenza, nel corso della crescita di un bambino, in particolare nella fascia d’età prescolare, è positivo per il genitore mettersi in ascolto e osservarlo, comprendere il suo punto di vista, il suo livello di sviluppo, i suoi tempi e le sue capacità, le quali sono in continuo mutamento e movimento. Seguendo un lungo processo di graduale crescita, il genitore favorirà la formazione del piano superiore del cervello e l’integrazione con il “piano di sotto”, agendo da cervello esterno, collaborando e cooperando col bambino nei suoi processi decisionali e di regolazione, rendendolo progressivamente più autonomo.

Bibliografia

Siegel, D.J., & Bryson, T.P. (2015). La sfida della disciplina: governare il caos per favorire lo sviluppo del bambino. Milano: Raffaello Cortina Editore.

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